MARX

Karl Marx (1818-1883) è stato un filosofo, economista, storico, sociologo, politologo, giornalista e politico tedesco. E' stato, insieme ad Engels, teorico del socialismo scientifico. Le sue opere più conosciute sono "Il manifesto del Partito Comunista" e "Il Capitale".

Analisi della religione

Marx apprezza l'analisi filosofica svolta da Feuerbach, che aveva individuato l'origine umana della religione e di Dio. Feuerbach aveva inoltre ricondotto la filosofia ad indagine concreta sull'essere umano. Tuttavia, la posizione feuerbachiana risultava insufficiente per Marx, in quanto incapace di spiegare realmente l'origine dell'alienazione religiosa.

La risposta di Marx a questo dilemma è che gli uomini sono portati a trasferire il proprio essere in un principio religioso esterno (Dio), in quanto stanno male nella realtà in cui vivono. In questo modo l'uomo si consola, allontanandosi illusoriamente dalla sua sofferenza e oppressione. La religione è quindi definibile come "l'oppio per il popolo", in quanto rappresenta per l'uomo una via di fuga, dove può sopportare meglio la sua condizione.

Se per Feuerbach, al fine di risolvere il problema, era necessario abolire la religione, per Marx è necessario trasformare la realtà, cosicché l'uomo non abbia più la necessità di ricorrere alla religione per far fronte alla sua insoddisfazione.

L'alienazione dal prodotto e dall'attività lavorativa

Marx afferma che l'alienazione non è un fenomeno spirituale, ma è un fatto concreto. Essa corrisponde alla disumanizzazione che caratterizza i rapporti lavorativi nella società capitalistica. Secondo il filosofo l'operaio è alienato nei confronti del prodotto della sua attività (produce oggetti che non gli appartengono e che aggravano la sua condizione). In secondo luogo l'operaio è alienato rispetto alla sua attività (la sua capacità produttiva è posseduta dal capitalista). Cosi facendo il lavoro assume un carattere costrittivo e diviene "lavoro forzato". L'operaio diviene lo schiavo di un altro uomo, in quanto obbligato a vendere la propria prestazione a causa delle condizioni di indigenza sempre maggiori della sua classe. Nel sistema capitalistico, il lavoratore subirebbe inoltre l'alienazione nei confronti dei suoi simili, essendo escluso da ogni forma di vita sociale.

Per Marx il lavoro è il mezzo tramite il quale l'essere umano realizza compiutamente la propria essenza. Tuttavia esso, nel sistema capitalistico, perde tale connotazione e diventa una modalità di sfruttamento e di reificazione del lavoratore. Per potere superare questo stato di asservimento e alienazione è necessario modificare la base materiale della società, rovesciando quindi i rapporti su cui è fondato lo sfruttamento.

La concezione materialistica della storia

Secondo Marx l'uomo è un individuo concreto e insieme storico, ovvero un essere che diviene ciò che è in base alle condizioni materiali in cui si trova a vivere. Quindi, secondo il filosofo, le forze motrici della storia non sono di carattere spirituale, bensì di carattere materiale. Più precisamente, la storia è vista come un processo dialettico, che si trasforma sotto la spinta di dinamiche di natura socio-economica. Lo scopo che si propone Marx con la sua filosofia è quindi quello di di comprendere il movimento della storia e analizzarlo in modo oggettivo, rimuovendo le ideologie che nascondono la verità. La cultura infatti è, secondo Marx, uno strumento ideologico di potere, in quanto espressione della classe dominante.

Le dinamiche di natura socio-economica coincidono con la trasformazione, nel corso della storia, delle forme di produzione. I modi di produzione si compongono di due elementi fondamentali: le forze produttive e i rapporti di produzione. L'insieme di questi elementi costituisce la "struttura" della società", ovvero la sua ossatura economica. Essa determina la "sovrastruttura", ovvero l'insieme delle varie produzioni culturali. Pertanto secondo il filosofo, mutando le condizioni storiche di vita, cambiano anche i modi di valutare le cose e i comportamenti.

Il concetto di plusvalore

Il plusvalore è il valore che deriva dal lavoro svolto dall'operaio in più rispetto a quello retribuito. Dal plusvalore deriva il profitto del capitalista, che pertanto sfrutta la forza-lavoro dell'operaio a proprio vantaggio. Il profitto corrisponde più precisamente alla differenza tra il plusvalore e il capitale costante, ovvero quello investito nei macchinari e nelle risorse.

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